Taddeo Orlando
Taddeo Orlando | |
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Ministro della Guerra del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 11 febbraio 1944 – 8 giugno 1944 |
Capo del governo | Pietro Badoglio |
Predecessore | Antonio Sorice |
Successore | Alessandro Casati |
Dati generali | |
Professione | Militare |
Taddeo Orlando | |
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Taddeo Orlando | |
Nascita | Gaeta, 23 giugno 1885 |
Morte | Roma, 1º settembre 1950 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | artiglieria |
Grado | Generale di corpo d'armata |
Guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale Guerra d'Etiopia Seconda guerra mondiale |
Campagne | Invasione della Jugoslavia Fronte jugoslavo Campagna di Tunisia |
Battaglie | Battaglia di Médenine |
Comandante di | Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Reali XX Corpo d'armata XXXI Corpo d'armata 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna" |
Decorazioni | Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia |
Studi militari | Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino |
Pubblicazioni | vedi qui |
Altre cariche | Ministro |
dati tratti da Generals[1] | |
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Taddeo Orlando (Gaeta, 23 giugno 1885 – Roma, 1º settembre 1950) è stato un generale e politico italiano, che dopo aver partecipato alla guerra italo-turca e alla prima guerra mondiale, nel corso delle quali fu insignito di una Medaglia d'argento e due di bronzo al valor militare, durante la seconda guerra mondiale fu comandante della 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna", e poi del XXXI Corpo d'armata e del XX Corpo d'armata. Caduto prigioniero di guerra in Tunisia nel maggio 1943, fu rimpatriato dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre successivo. Ricoprì l'incarico di sottosegretario e poi di ministro della guerra nei governi Badoglio I e II, e successivamente quello di Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Gaeta il 23 giugno 1885.[1] Frequentò il Collegio militare della Nunziatella di Napoli[2] e quindi l'Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino. Nominato sottotenente nel 1906 e promosso tenente nel 1908, e prende parte alla guerra italo-turca (1911-1912) dove si distingue venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare.[3] Frequentò poi la Scuola di guerra dell'esercito dal 1912 al 1914 e in seguito partecipò alla prima guerra mondiale prestando servizio in una batteria di artiglieria d'armata, e poi servizio di Stato maggiore presso comandi di alto livello. Promosso tenente colonnello[1] nell'ottobre del 1918, al termine del conflitto risultava decorato con una Medaglia d'argento e una seconda Medaglia di bronzo al valor militare. Nel 1919 venne trasferito presso lo Stato maggiore del Regio Esercito dove ricoprì anche le funzioni di direttore capo divisione.
Promosso colonnello il 20 novembre 1930,[1] nel corso del 1936 fu destinato ad operare in Tripolitania, dove ricoprì l'incarico di comandante dell'artiglieria della zona. Promosso generale di brigata[1] il 1º luglio 1937 prestò servizio presso il Ministero dell'Africa Italiana, assumendo il comandò l'artiglieria del XX Corpo d'armata di stanza in Libia nel settembre dello stesso anno.[1] Tra il giugno 1938 e il novembre 1939 fu Capo di stato maggiore della 3ª Armata, e poi Sottocapo di stato maggiore per le operazioni presso lo Stato maggiore del Regio Esercito.[1] Promosso generale di divisione[1] il 1º gennaio dell'anno seguente, assunse il 1º aprile l'incarico di comandante della 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna",[4].
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale prese parte alla campagna di Jugoslavia,[1] e si distinse successivamente in Slovenia nella repressione dell'attività partigiana sul Fronte jugoslavo. Rimase al comando della divisione, fino al 13 novembre 1942 quando rimpatriò per divenire poi comandante del XXXI Corpo d'armata a Catanzaro.[1]
Il gorno 8 febbraio 1943 fu inviato in Tunisia per assumere il comando del XX Corpo d'armata, operante in seno alla 1ª Armata del generale Giovanni Messe, venendo promosso generale di corpo d'armata per merito di guerra il 13 maggio dello stesso anno.[1] Dopo la resa delle forze dell'Asse in Africa settentrionale, fu trasferito in Inghilterra come prigioniero di guerra.[5] Rimpatriato in Italia nel novembre successivo perché richiesto dal Regno del Sud, il giorno sedici dello stesso mese fu nominato Sottosegretario di stato al Ministero della guerra nel primo Governo Badoglio,[1] carica che ricoprì fino al 12 febbraio 1944, quando fu nominato Ministro della guerra,[6] incarico senza interruzioni anche nel secondo gabinetto Badoglio, fino al 18 giugno 1944. Caduto l'esecutivo, il 20 di luglio del 1944 assunse la prestigiosa carica di Comandante generale dell'Arma dei carabinieri.[1]
Lasciò tale incarico il 6 marzo 1945 in seguito alla polemiche sorte per la fuga del generale Mario Roatta, già suo comandante di armata in Slovenia nel 1942, e per la richiesta presentata dal governo jugoslavo per la sua estradizione in relazione a presunti crimini di guerra da lui compiuti in Slovenia.[7]
In seguito ricoprì la carica di Segretario generale del Ministero della difesa. Nelle sue memorie, pubblicate a Roma nel 1946 col titolo di Vittoria di un popolo dall'editrice Corso, non vi è traccia del suo ruolo nella guerra di repressione della resistenza jugoslava[N 1] dopodiché racconta le sue vicende in Tunisia, in prigionia in Gran Bretagna e quindi di nuovo in Italia, nella ricostruzione dell'esercito italiano.
Il suo nome figura nell'elenco CROWCASS (Central Registry of War Criminals and Security Suspects), compilato nel 1947 dagli Alleati anglo-americani, delle persone ricercate dalla Jugoslavia per crimini di guerra.[8]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Regio Decreto 15 aprile 1943.[10]
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- Vittoria di un popolo. Dalla Campagna di Tunisia alla guerra di liberazione, Casa editrice libraria Corso, Roma, 1946.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m Generals.
- ^ Filippo Stefani, La storia della dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito italiano, Stato maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, Roma, 1984.
- ^ Del Boca 2010, p. 111.
- ^ Osti Guerrazzi 2013, p.27.
- ^ Osti Guerrazzi 2013, p. 127.
- ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia serie speciale n.7, Salerno, mercoledì 16 febbraio 1944.
- ^ Osti Guerrazzi 2013, p. 151.
- ^ (Name) ORLANDO Taddeo - (C.R. File Number) 148664 - (Rank Occupation Unit Place and Date of Crime) General, "Granatieri di Sardegna" Div., XI Army Corps (Yugo.) 43 - (Reason Wanted) Murder - (Wanted by) Yugo.. In: The Central Registry of War Criminals and Security Suspects, Consolidated Wanted Lists, Part 2 - Non-Germans only (March 1947), Naval & University Press, facsimile edition of the original document, Uckfield 2005, p. 68
- ^ a b Sito ufficiale del Quirinale.
- ^ Bollettino Ufficiale 8 maggio 1943, dispensa 41ª, registrato alla Corte dei Conti il 29 aprile 1943, registro 15, foglio 100.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Milano, A. Mondadori Editore, 2010, ISBN 978-88-04-46947-6.
- (EN) Amedeo Osti Guerrazzi, The Italian Army in Slovenia Strategies of Antipartisan Repression, 1941-1943, New York, Palgrave MacMillan, 2013, ISBN 1-4269-4633-3.
- (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.
- Filippo Stefani, La storia della dottrina e degli ordinamenti dell'Esercito italiano, Roma, Ufficio storico Stato maggiore dell'Esercito, 1984.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Taddeo Orlando
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Taddeo Orlando, su Generals, http://www.generals.dk. URL consultato il 30 luglio 2019.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 939151837980920520005 · ISNI (EN) 0000 0004 6434 2413 · BNF (FR) cb17708500n (data) |
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